LA FRITTELLA

Vedo la Luna, vedo le stelle, vedo Caino che fa le frittelle, vedo la tavola apparecchiata, ecco Caino che fa la frittata. Vedo San Pietro co’ un fiasco di vino che gioca a carte con Caino. La Befana è giù in cantina che si veste a contadina, la Befana ha le scarpe a trainanà, la Befana è mi mà. Vedo la Luna, vedo le stelle, vedo mille pecorelle. Vedo il lupo incatenato con trecento noci in capo: dammene una, dammene due, dammene tre, dammene quattro, dammene cinque, dammene sei, dammene sette, dammene otto, dammi la salsa e il salsicciotto, dammi l’amor, la mortadella, dammi l’amore della più bella, la più bella di tutto il mondo ha il capello riccio e biondo, riccio e biondo e inanellato, e il basilico è seccato, perché il sole l’ha bruciato. S’è seccato sotto il sole, Caterina fa l’amore. Fa all’amore con tre garzoni che uno è bello e due son buoni: uno cuce e uno taglia, uno fa cappel di paglia per andare alla battaglia, la battaglia e il battaglino, lascia l’acqua e bevi il vino! Vedo la Luna vedo le stelle, vedo Caino che fa le frittelle!

Questa filastrocca, o meglio ninna nanna, ci riporta alla nostra infanzia, quando la mamma, tenendoci sulle ginocchia, ci faceva guardare la luna e intravedere nella foschia qualche forma che – tramite la suggestione – potesse identificare Caino con la padella in mano. L’ondulare cadenzato delle ginocchia, la voce soffusa quasi filtrata dal grembo materno e lo scrutare il cielo con i nostri piccoli occhi pieni di immaginazione, aiutati dalla cantilena, ci facevano incontrare Morfeo più velocemente. Gli occhietti si chiudevano lentamente, l’odore immaginario del latte, del riso, dello zucchero a velo che inondavano la nostra dimora ci accompagnava nel sonno, giusto, dei bambini.

Quant’è bella giovinezza che s’en fugge tuttavia……

E ora … la frittella!

Che cos’è la frittella:

Per frittella si intende una vivanda di forma solitamente tondeggiante e schiacciata che si prepara friggendo una porzione di pasta semiliquida che può essere unita ad altri ingredienti. Può essere sia dolce che salata. Questa la definizione scientifica.

In pratica dalla ricetta della nonna:

  • 300 g di riso
  • 1 litro di latte
  • 3 uova
  • 30 g di zucchero
  • 50 g di burro
  • 500 g di farina
  • Scorza di limone e scorza di arancia
  • Un bicchierino di Marsala dolce
  • 100 g di uvetta sultanina
  • Una bustina di vaniglina
  • Zucchero a velo e olio buono

La preparazione:

Mettere a bagno l’uvetta con una spruzzata di Marsala. Mettere in un tegame il latte a bollire, quando bolle buttare il riso. Una volta cotto unire l’uvetta strizzata, le uova, il burro, lo zucchero, la vaniglina, le scorze di agrumi, un pizzicottino di sale, la Marsala. Mettere la farina a fontana in una ciotola, prendere tutto l’impasto e metterlo lentamente nella farina, bordare molto bene e lentamente con un mestolo per consentire all’impasto di amalgamarsi perfettamente con la farina. Fare la croce con il dito indice e medio sull’impasto e farlo freddare. Una volta raffreddato, mettere a cucchiaiate l’impasto nell’olio bollente. Quando le frittelle galleggiano e si bruniscono, toglierle immediatamente e adagiarle su un vassoio con carta gialla per assorbire l’olio di cottura. Aspergerle di zucchero a velo prima di servire.

Nota bene:

La temperatura dell’olio deve essere intorno ai 180°. Se è più caldo, le frittelle si scuriscono fuori e rimangono crude dentro; se è troppo freddo, assorbiranno troppo olio. Se avanzano si possono anche riscaldare curando di portare il forno oltre i 200°, per poi spegnerlo e infornare le frittelle per 5/7 minuti.

La ricetta arcaica:

“Fa’ cocere il riso molto bene ne lo lacte, et cavandolo fora per farne frittelle observerai l’ordine et modo scripto di sopra con mano ovvero in quale altra forma ti piace, mettendole a frigere in bono strutto o botiro, overo bono olio, excepto che non gli hai a mettere ne a caso o altro lacte.”

La storia della frittella

La frittella nasce a Venezia nella seconda metà del Trecento e la ricetta originaria è ancora conservata tra i documenti dell’epoca. Il nome originario era “fritoe venexiane”. Venivano lavorate su grandi tavoli di legno dai fritoleri che nel ‘600 si costituirono in corporazione chiamata Associazione dei fritoleri, composta da settanta artigiani. A onor del vero, pare che fosse conosciuta anche ai tempi dell’antica Roma e probabilmente ancor prima. Infatti, i romani chiamavano alcuni dolcetti “frictilia”.

E allora!

Le frittelle chi le vuole?
Dolci e bionde come il sole!
Tutti, tutti in compagnia una festa ecco si fa,
Così bella è l’allegria,
Quando è piena di bontà.

Paolo Soderi 2025